
...Lo conobbi alla inaugurazione di una sua personale piena di presenze artistiche e culturali interessate a quella pittura “tra fantasia e realtà” che egli era arrivato proprio con quella esposizione a raccontare pienamente col colore e coi personaggi immessi nei quadri, i quali giungevano a proposito, in un periodo di attenta lettura della pittura naif, anche se tale collocazione sacrificava un poco lo spirito artistico del medesimo, che , se si è espresso in una maniera pittorica dai più definita proprio naif, non l’ha fatto arrivandovi con un comportamento legato all’emotività spontaneistica, ma giungendovi attraverso un’analisi la quale lo ha portato ad esprimere quel modo di esistere, proprio con “quel” tipo di fare pittura…Giacché giustamente il contenuto è la cosa più importante nell’opera d’arte: sarà pure il tempo a dare un giudizio. Il tempo. Già, il tempo. Ora Eugenio Pieraccini non c’è più ma le sue opere rimangono e mettersi davanti ad una di esse di tanto in tanto, non può far altro che bene, perché in questa nostra società spersonalizzata e spersonalizzante ecco che nel rettangolo magico può apparire un qualche cosa che aiuti alla riflessione. Con meno egoismo potremo creare un futuro migliore: questo è in fondo il senso del “messaggio” di cui dicevo poco fa, e forse anche per tale motivo la validità delle opere di Pieraccini persiste nel tempo e col tempo. LODOVICO GIERUT critico |